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mercoledì 5 novembre 2008

Sardegna tutta digitale: operazione in porto


Fonte: Millecanali

Dal 1° novembre la Tv in Sardegna è davvero tutta digitale. C’è soddisfazione al Ministero (e non solo lì) per la riuscita della complessa operazione. Restano però alcune proteste e qualche perplessità; soprattutto nulla garantisce che anche altrove le cose filino così liscie…

Vediamo prima la soddisfazione del sottosegretario Romani riportata dal sito www.key4biz.it:

«“Per la prima volta in Europa una regione così importante è completamente digitalizzata. Un risultato straordinario ottenuto grazie all'apporto di tutti gli attori di questa rivoluzione: i broadcaster, i produttori e distributori di decoder per il digitale terrestre, gli installatori di antenne, le associazioni di volontariato che hanno accompagnato questa transizione, le associazioni di consumatori. È stato un processo di sintesi e condivisione che ha portato a raggiungere, in un percorso molto complicato, un obiettivo incredibile”.
Sono le parole del sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani, che ha così commentato il passaggio della Sardegna alla nuova tecnologia di trasmissione radiotelevisiva.
Oltre 1 milione 600 mila persone, più di 640 mila famiglie, dal 31 ottobre sono entrate definitivamente nell'ambiente televisivo digitale. Si tratta della più vasta regione digitale dell'intera Europa che conferma il primato italiano nell'avanzata verso il passaggio delle trasmissioni radiotelevisive al digitale terrestre che si concluderà nel nostro Paese, come in tutta Europa, nel 2012.
"È stato un successo, con una transizione che si è svolta regolarmente e con pochi problemi” - ha commentato il sottosegretario, che ha rivendicato il successo delle iniziative messe in campo dal ministero: il contributo per l'acquisto dei decoder (358 mila quelli erogati dal 2004 a oggi, iniziativa poi replicata dal 15 settembre con i contributi da 50 euro in vista dello switch-off previsto dal 15 al 31 ottobre); la campagna di promozione su stampa e tv; il call center attivo dal lunedì al sabato per le informazioni e l'assistenza ai cittadini (circa 58 mila le chiamate nei 15 giorni dello switch-off); il sito ad hoc con tutte le news utili; la sala operativa nella sede del ministero e Cagliari, per monitorare tutte le operazioni di transizione al digitale.
“…Un successo che ci spinge all'ottimismo per le successive fasi del passaggio al digitale in tutta Italia. Una felice esperienza che sarà replicata nelle altre aree coinvolte nel passaggio al digitale”.
Il sottosegretario ha, quindi, confermato il calendario già messo a punto a settembre che prevede la conclusione del piano nel secondo semestre 2012, con la digitalizzazione di Sicilia e Calabria, anche se al 2010 “…il 70% degli italiani potrà già usufruire della nuova televisione”. Le prossime tappe coinvolgeranno la Valle d'Aosta che entro giugno 2009 sarà digitalizzata, mentre nella seconda metà del prossimo anno toccherà ad aree più grandi del Paese, come il Lazio, la Campania, il Trentino alto Adige e la parte occidentale del Piemonte.
L'esperienza positiva della Sardegna conferma i vantaggi del passaggio al digitale terrestre per gli utenti: tutti i cittadini sardi in questi 15 giorni sono passati da un'offerta televisiva analogica basata su 26 canali (10 nazionali e 16 locali) ad una nuova offerta digitale gratuita e accessibile a tutti composta da ben 59 canali (29 nazionali e 30 locali).
Oltre a moltiplicare l'offerta, il passaggio al digitale, ha spiegato ancora Romani, crea anche lo spazio per l'ingresso di nuovi operatori nel mercato: la pianificazione delle frequenze realizzata in Sardegna grazie all'accordo tra Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, ministero e operatori ha consentito “di individuare un dividendo digitale di due frequenze, nonostante alcuni problemi a livello di coordinamento internazionale. Lo stesso - ha concluso il sottosegretario - accadrà nelle altre regioni: anzi, in Val d'Aosta ci aspettiamo un dividendo maggiore"».

In realtà ci permettiamo di esprimere qualche dubbio sul fatto che altrove le cose possano filare così liscie e anche che ci sarà un generalizzato ‘dividendo digitale’ (la Val d’Aosta non fa testo, evidentemente). Ma sulla scia di questo successo, ci si proverà.
Ci sono però state prevedibili proteste dei consumatori e anche qualche obiezione di fondo ben espressa nel suo blog dal collega Marco Mele del ‘Sole 24 Ore’:

«Si tratta, in sostanza, di capire se il modello sardo sia replicabile o meno nelle altre regioni.
Il test è riuscito sia tecnicamente (per l'isofrequenza: ciascuno ne utilizza una e una sola) sia a livello sociale (incentivi) ma in Sardegna vi sono a disposizione 50 euro a decoder interattivo, in genere acquistato per il primo televisore (e, infatti, vi è stata penuria dei più economici zapper). Nelle altre regioni le poche risorse saranno limitate ai non abbienti.
Per la prima volta in Italia, dagli anni Settanta, le emittenti private trasmettono su frequenze assegnate dallo Stato. Sarebbe stato possibile in qualsiasi altro Paese europeo? Sarebbe stato possibile con governi e Autorità sopra le parti?
Ciascuna rete (multiplex) trasmetterà da tutti gli impianti sulla stessa frequenza (tranne una rete Rai che ne utilizza quattro). È la modalità più intensiva possibile di uso dello spettro. Per la prima volta, inoltre, l’Italia rispetta il coordinamento internazionale. Di tale successo tecnico il Paese dovrebbe ringraziare, tra i tanti, Antonio Sassano, il cui ruolo è stato fondamentale per l'assetto delle frequenze in Sardegna: per ringraziamento è stato "dimissionato" dalla direzione generale della Fondazione Bordoni.
(Ma ecco) cinque domande:
1) La prima riguarda la redistribuzione degli ascolti con la multicanalità. I primi dati rivelano un aumento del satellite. Il perché sta nel fatto che chi ha la parabola vedeva spesso Rai e Mediaset in analogico e ora li deve vedere sempre dal decoder di Sky. Pare vi sia un calo maggiore del previsto per i canali generalisti ma questo andrà verificato nel tempo. Ora è troppo presto.
2) La seconda domanda è relativa alle due reti digitali destinate ai nuovi entranti: quando e come saranno assegnate? È possibile che si ricorra a una procedura competitiva solo per le new entry e non per gli operatori esistenti, come richiedono le direttive comunitarie sulle comunicazioni elettroniche? In caso contrario, con quali criteri il Ministero assegnerà le due reti?
3) Il dividendo digitale è di 17 frequenze: oltre alle due da assegnare, il canale 12 sarà a disposizione - finalmente - della radiofonia digitale. Per gli altri 14 canali bisognerà decidere se riservarli a usi televisivi o ai nuovi servizi di telecomunicazione. Magari con un dibattito pubblico e non riservato al tavolo dei soggetti "interessati".
4) Nessuno ha comunicato quante sono le reti digitali in Sardegna per operatore e se sono equivalenti per capacità e copertura!!!! Sono, ufficiosamente..., sei reti per Mediaset (compresa Rete 4, che diventa una rete digitale...) e sei per la Rai mentre Telecom Italia Media ha quattro reti, ma solo due a copertura piena nella regione. Rete A ne ha due e gli altri operatori una sola rete. Non è il regime analogico riprodotto in digitale, con l’eccezione della parità di copertura tra (non tutte) le reti nazionali?
È il risultato di un metodo negoziale (spartizione delle frequenze attorno a un tavolo) che non sembra compatibile con le norme comunitarie, tanto più dopo la sentenza della Corte di giustizia europea sul caso Europa 7. O no? E le frequenze per Europa 7? Deciderà il Consiglio di Stato.
5) Perchè non si è utilizzata l’occasione del passaggio al digitale per creare un operatore di rete indipendente separato dagli editori, come accade in gran parte dei paesi europei (Francia, Spagna, Gran Bretagna)? Questo, a scapito di quelli non integrati verticalmente, ospitati, a pagamento, sulle reti degli editori più forti».

Del tutto negativo il parere dell’associazione Conna guidata da Mario Albanesi:

«L’annuncio trionfale del sottosegretario alle comunicazioni Paolo Romani non corrisponde a verità perché il digitale imposto con la forza in Sardegna desta solo profondo malcontento - per non dire di peggio - negli ascoltatori. Come ha rilevato anche il Movimento per la difesa del cittadino l’operazione affrettata di passaggio al digitale così come è stata organizzata nasconde la volontà di favorire Mediaset e Telecom Italia Media e altri noti gruppi editoriali.
Le frequenze lasciate libere dall’analogico (non a caso definite “dividendo digitale”) sono un piatto prelibato sul quale si stanno gettando tutti coloro che non sono mai sazi di appropriazioni indebite di beni - come le frequenze di trasmissione - che appartengono a tutti i cittadini. Ciò spiega tanto accanimento e attività forsennata fra gli impositori del digitale terrestre.
La tecnica di trasmissione in digitale può essere proposta, non imposta, continuando a trasmettere in analogico e lasciando liberi i cittadini poco per volta di dotarsi di nuovi mezzi di ricezione».

E' nata l'Unione nazionale cronisti sardi - Presidente Maria Francesca Chiappe


Fonte: Unione Sarda

E' nato il gruppo sardo dell'Unione nazionale cronisti (Unci). Al momento gli iscritti sono 53. I cronisti sardi manderanno un loro delegato alla manifestazione nazionale dei giornalisti in programma a Roma mercoledì 5 novembre.
Nel pomeriggio di lunedì a Cagliari, nella sede dell'Associazione della Stampa Sarda in via Barone Rossi, l'assemblea degli iscritti ha eletto i cinque componenti della giunta: presidente sarà Maria Francesca Chiappe (L'Unione Sarda), vicepresidente Gianni Bazzoni (La Nuova Sardegna), tesoriere Elena Laudante (E polis - Il Sardegna), consiglieri Egidiangela Sechi (Videolina), Paolo Piras (Rai). All'atto di costituzione, il gruppo sardo dell'Unci conta 53 iscritti. I cronisti sardi parteciperanno con un loro delegato alla manifestazione nazionale dei giornalisti in programma a Roma per mercoledì prossimo, 5 novembre, per protestare contro il disegno di legge Alfano che vieta la pubblicazione di articoli che riguardino tutte le attività delle forze dell'ordine durante le indagini preliminari, che l'Unci considera un vero e proprio bavaglio alla stampa. Sul diritto di cronaca e la libertà di stampa il neonato gruppo sardo dell'Unci organizzerà quanto prima a Cagliari un'assemblea aperta.

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